Brano: [...]o che non sia il mondo della storia; e tuttavia sentirsi, come mi sento, sempre disposto ad indirizzare la vista ad altri segni che altri crede di poter additare e che rivelerebbero un altro mondo, un mondo al di sotto o al di sopra della storia e delPumanità. Le savant a Vesprit douteux ». Forse, in que&esprit douteux c’è un aspetto dell’insegnamento crociano che meriterebbe ancora di essere guardato con interesse.
Franco Martina
Giovanni Da Pozzo, L'ambigua armonia. Studio sull'Aminta del Tasso, Firenze, Olschki (Biblioteca dell,« Archivum Romanicum »), 1983, pp. 330.
Forse proprio perché enigmaticamente sigillata nella sua qualità di « portento », secondo la celebre frase carducciana tante volte replicata dal 1894 ad oggi, la « favola boschereccia » del Tasso sembra invitare senza soste a nuovi assaggi critici, compiuti con le più varie strumentazioni, al fine di carpirne lo sfuggente ‘ segreto \ Di recente ci si sono provati, fra gli altri, Varese, Fenzi, Della Terza, Guglielminetti, Mario Chieregato; dispiegando sul testo tassia[...]
[...]azioni, al fine di carpirne lo sfuggente ‘ segreto \ Di recente ci si sono provati, fra gli altri, Varese, Fenzi, Della Terza, Guglielminetti, Mario Chieregato; dispiegando sul testo tassiano le risorse ora di una sottile ricognizione della fortuna critica, ora di un’articolata analisi interna, orientata prevalentemente in senso storicoideologico, ora di un rigoroso vaglio linguistico, e perfino statisticolessicale. È adesso la volta di Giovanni Da Pozzo, che, ricorrendo, nel corso di questo fitto volume, a diffe
1 Per tale pubblicazione Alda Croce ha scritto poco fa in « Rivista di studi crociani », gennaiomarzo 1983: «Quanto poi ai tagli opportuni nel rendere pubbliche corrispondenze private, voglio riferirmi alle lettere a Manlio Ciardo uscite quest’anno. Se l’editore si fosse rivolto a noi come doveva, avremmo chiesto di omettere alcuni giudizi su amici con i quali erano sorti contrasti, giudizi nella sostanza già noti dalle opere a stampa, ma che in quella forma epistolare impaziente ed eccessiva erano senz’altro da escludere. Queste de[...]
[...]raresi, alla cui tutela il sottotitolo di « favola boschereccia » sembra volere discretamente sfuggire, evitando le definizioni (egloga, satira, pastorale, tragicommedia) che l’erudita scena estense aveva già conosciuto, e di cui aveva fatto puntuale, aristotelica dissezione... Ed è proprio all’interno di una simile folla di concrete questioni, tuttora largamente inevase nonostante la recente « saturazione di proposte critiche » riconosciuta dal Da Pozzo, che sembra legittimo valutare questo Studio sull'Aminta. In tal senso ci pare che, pur non potendo se non assentire di fronte alla duplice direttiva, storica e linguisticostilistica, seguita dal critico, pure alcuni nodi rimangano irrisolti; o, per meglio dire, alcune pur preventivamente denunciate lacune finiscano con l’assumere evidente rilievo, pure all’interno di un così impegnato sforzo critico. Per esempio, è pur vero che un « esame concreto del linguaggio dellyAminta », analiticamente condotto, « può rivelare pienamente la sua utilità anche prima che la sistemazione delle Rime venga f[...]
[...]ma che la sistemazione delle Rime venga fissata in tutta la sua compattezza », ma rimane altrettanto vero che l’impaccio derivante dal non potersi avvalere di un’edizione critica delle Rime è reale e che, a posteriori, ad analisi 4 interna ’250
RECENSIONI
compiuta, si sente pur sempre la nostalgia dell 'altro lavoro che ancora attende, e che Caretti indicava come necessario fino dal 1942. Non a caso alcune delle pagine più convincenti del Da Pozzo sono proprio quelle sulla Circolazione interna ai testi tassiani, giacché non soltanto di utilizzare le Rime si tratterebbe, ma di fare luce sul Tasso, integralmente inteso, del 1573, ovvero su un delicato crocevia stilistico e formale si, ma poi anche intellettuale e poetico in senso largo. Allo stesso modo, è vero che si può legittimamente applicare un poco di sordina al lavoro sulle fonti, e che può essere lodevole resistere alla « tentazione di ripercorrere la folta rassegna delle pastorali che precedono nel tempo quella tassiana »; ma è anche vero che gli argini del genere letterario son[...]
[...]rassegna delle pastorali che precedono nel tempo quella tassiana »; ma è anche vero che gli argini del genere letterario sono pur sempre praticabili con profitto, se non altro per la loro capacità di guidare alPinterno di almeno alcuni delicati congegni della favola tassiana, lungo la strada ben solida di un dibattito intellettuale certo difficile e sfumato, ma ormai anche attendibilmente storicizzabile.
In conclusione, il meglio del libro di Da Pozzo mi sembra che vada colto non nella proposta di tesi critiche risolutive, ma proprio nella miriade di singole osservazioni che Passiduo lavoro sul testo riesce a spremere: e che, proprio in quanto miriade, sfuggono evidentemente al resoconto d’ogni più scrupoloso recensore. Ma, almeno, vanno qui ricordate le indicazioni circa la politica culturale di Alfonso n, « più attenta... alPeffimero che alPistituzionale », specchio di una corte non tanto in crisi, ma già quasi svuotata, calvinianamente ‘ inesistente ’; Pintuizione molto felice di un Tasso « intellettuale disorganico », fatalmente destin[...]